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Viene definito terremoto dell'Irpinia il sisma che si verificò il 23 novembre 1980 e colpì la Campania centrale e la Basilicata. Caratterizzato da una magnitudo 6,9 della scala Richter

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http://vallonotizie.myblog.it — Terremoto dell\'Irpinia Da Wikipedia, l\'enciclopedia libera. Vai a: Navigazione, cerca « Ad un tratto la verità brutale ristabilisce il rapporto tra me e la realtà. Quei nidi di vespe sfondati sono case, abitazioni, o meglio lo erano. » (Alberto Moravia, Ho visto morire il Sud) Terremoto dell\'Irpinia Il grafico del sismografo durante la scossa Data 23 novembre 1980 Ora 19:34 Magnitudo Richter 6,9 Epicentro Conza della Campania 40°52′27″N 15°18′28″E / 40.87417, 15.30778 Nazioni colpite  Italia Intensità Mercalli X[1] Vittime 2.914[2] Viene definito terremoto dell\'Irpinia il sisma che si verificò il 23 novembre 1980 e colpì la Campania centrale e la Basilicata. Caratterizzato da una magnitudo 6,9 della scala Richter[3][4], con epicentro nel comune di Conza della Campania (AV), causò circa 280.000 sfollati, 8.848 feriti e 2.914 morti[5]. Indice [nascondi] 1 La scossa 2 Il dramma 3 I mancati soccorsi 4 Gli aiuti internazionali 5 La ricostruzione 6 Il sisma in cifre 7 Il dopo-sisma 7.1 La Commissione Scalfaro 7.2 Le inchieste successive 8 La mostra 9 Opere sul terremoto dell\'Irpinia 9.1 Teatro 10 Note 11 Bibliografia 11.1 Bibliografia scientifica 12 Altri progetti 13 Voci correlate 14 Collegamenti esterni //// --> // --> // --> //]]> La scossa [modifica] Il presidente della Repubblica Pertini e il presidente del Consiglio Forlani in visita nelle zone colpite dal sisma Il terremoto colpì alle 19:34[6] di domenica 23 novembre 1980: una forte scossa di magnitudo 6,9 sulla scala Richter, della durata di circa 90 secondi[7] con un ipocentro di circa 30 km di profondità[8] colpì un\'area che si estendeva dall\'Irpinia al Vulture, posta a cavallo delle provincie di Avellino, Salerno e Potenza. Tra i comuni più duramente colpiti vi furono quelli di Sant\'Angelo dei Lombardi, Lioni, Torella dei Lombardi, Conza della Campania, Teora, Laviano, Baronissi e altri paesi limitrofi[9]. Gli effetti, tuttavia, si estesero ad una zona molto più vasta interessando praticamente tutta l\'area centro meridionale della penisola: molte lesioni e crolli avvennero anche a Napoli interessando molti edifici fatiscenti o lesionati da tempo e vecchie abitazioni in tufo; a Poggioreale crollò un palazzo in via Stadera, probabilmente a causa di difetti di costruzione, causando 52 morti[10]. Crolli e devastazioni avvennero anche in altre provincie campane e nel potentino[11], come a Balvano dove il crollo della chiesa di S. Maria Assunta causò la morte di 77 persone, di cui 66 bambini e adolescenti che stavano partecipando alla messa[12]. La distruzione della città di Teora I resoconti dell\'Ufficio del Commissario Straordinario hanno quantificato i danni al patrimonio edilizio. È risultato che dei 679 comuni che costituiscono le otto provincie interessate globalmente dal sisma (Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Napoli, Potenza, Salerno e Foggia), 506 (il 74%) sono stati danneggiati. Le tre provincie maggiormente sinistrate sono state quelle di Avellino (103 comuni), Salerno (66) e Potenza (45). Trentasei comuni della fascia epicentrale hanno avuto circa 20.000 alloggi distrutti o irrecuperabili. In 244 comuni (non epicentrali) delle provincie di Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Foggia, Napoli, Potenza e Salerno, altri 50.000 alloggi hanno subito danni da gravissimi a medio-gravi. Ulteriori 30.000 alloggi lo sono stati in maniera lieve[13]. L\'entità drammatica del sisma non venne valutata subito; i primi telegiornali parlarono di una «scossa di terremoto in Campania» dato che l\'interruzione totale delle telecomunicazioni aveva impedito di lanciare l\'allarme. Soltanto a notte inoltrata si cominciò ad evidenziarne la più vasta entità. Da una prospezione effettuata nella mattinata del 24 novembre tramite un elicottero vennero rilevate le reali dimensioni del disastro. Uno dopo l\'altro si aggiungevano i nomi dei comuni colpiti; interi nuclei urbani risultavano cancellati, decine e decine di altri erano stati duramente danneggiati. Il rapporto pubblicato dall\'\"Annuario statistico 1980 dell\'attività svolta dal Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco\" informava che dei 679 comuni facenti parte delle otto provincie interessate dal sisma, «ben 508 sono stati danneggiati. In 36 comuni della fascia epicentrale (compresi i centri storici di Avellino e Potenza) si sono avuti circa 20.000 alloggi distrutti o irrecuperabili, mentre al di fuori della fascia epicentrale il danneggiamento ha riguardato altri 50.000 alloggi»[14]. Il dramma [modifica] Molto interessante, da un punto di vista storico-cronologico, la descrizione che, in tre giorni successivi, il quotidiano Il Mattino di Napoli riportò della catastrofe. Il 24 novembre il giornale titolò «Un minuto di terrore - I morti sono centinaia», in quanto non si avevano notizie precise dalla zona colpita, ma si era a conoscenza del crollo di Via Stadera a Napoli. Il 25 novembre, appresa la vastità e gravità del sisma, si passò a «I morti sono migliaia - 100.000 i senzatetto», fino al titolo che, apparso il 26 novembre, è passato alla storia nella sua drammaticità, tanto che la pagina è esposta in alcuni musei di tutto il mondo quale testimonianza dell\'evento[15]: «Cresce in maniera catastrofica il numero dei morti (sono 10.000?) e dei rimasti senza tetto (250.000?) - FATE PRESTO per salvare chi è ancora vivo, per aiutare chi non ha più nulla». La cifra dei morti, approssimativa per eccesso soprattutto per i gravi problemi di comunicazione e ricognizione di quei tragici giorni, fu poi ridimensionata fino a quella ufficiale riportata nella presente voce, ma quella dei senzatetto non è mai stata valutata con precisione in quanto, in seguito, pesantemente influenzata da danni alle abitazioni reali o presunti
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