Un ribaltone azzurro in due partite
Una sconfitta netta, un successo senza futuro e un CT già congedato. L’Italia ha aperto il suo cammino verso il Mondiale 2026 con un 3-0 subito dalla Norvegia, seguito da un 2-0 contro la Moldova. In mezzo, la decisione della FIGC di voltare pagina: per Luciano Spalletti, informato dell’imminente sostituzione, la gara con la Moldova è stata l’ultima sulla panchina azzurra.
Nelle ricerche disponibili non emerge la lista ufficiale dei convocati per le due sfide. È un dettaglio non banale: le scelte del CT, soprattutto all’inizio delle qualificazioni, raccontano le priorità di un progetto. Giovani o veterani? Continuità o scossa subito? Infortuni e minutaggi in campionato hanno probabilmente pesato, e il dibattito si è acceso proprio perché l’Italia arrivava da un ciclo che chiedeva identità e stabilità.
La partita con la Norvegia ha lasciato strascichi: il risultato pesante ha amplificato fragilità già viste, come la gestione delle transizioni e la capacità di reggere l’urto fisico. Con la Moldova è arrivata una vittoria utile per la classifica e per l’orgoglio, ma senza cambiare il quadro: la scelta di chiudere il percorso con Spalletti era già maturata.
Il cambio dopo due gare è raro, ma non incomprensibile: quando l’avvio di qualificazioni fa suonare troppi campanelli d’allarme, le federazioni intervengono per proteggere l’obiettivo minimo, cioè essere al Mondiale. Qui hanno pesato il punteggio, le sensazioni sul campo e la percezione di un piano tecnico da riassestare in fretta.
Che aria tirava attorno al gruppo? Le reazioni sono andate su due binari: da una parte chi chiedeva tempo per costruire l’impianto tattico, dall’altra chi invocava uno scossone immediato. I media hanno letto il 3-0 come un segnale forte, più del singolo risultato, mentre i talk hanno rilanciato il tema delle gerarchie: in quali ruoli l’Italia ha certezze e dove, invece, servono soluzioni nuove.
- Norvegia-Italia: 3-0, punto di rottura.
- Italia-Moldova: 2-0, saluto finale del CT.
- Decisione FIGC: cambio di guida tecnica.
- Convocazioni: documento non reperito nelle fonti consultate.

Implicazioni, calendario e la scelta del successore
Le qualificazioni mondiali non perdonano. Ogni punto pesa e la differenza reti può contare più di quanto sembri in autunno. In un girone che include avversarie come Norvegia e Moldova, partire con un k.o. largo costringe a rincorrere: serve ritmo immediato, gestione lucida delle gare chiave e personalità nei momenti sporchi.
Il prossimo CT eredita uno spogliatoio che ha bisogno di certezze rapide. Di solito il percorso è questo: un raduno breve per fissare i principi, staff tecnico snello e chiaro nelle consegne, lista convocati coerente con l’idea di gioco, pochi esperimenti ma mirati, e una base di titolari definita. L’obiettivo è ridurre la variabilità: cambiare meno, lavorare meglio.
Che squadra troverà? Un blocco difensivo da riarmonizzare, mezzali chiamate a dare gamba e gol, esterni offensivi da rendere pericolosi con continuità. Il nodo del centravanti resta strategico: serve affidabilità nei 90’, ma anche impatto a gara in corso. Sulle corsie, spinta sì, ma senza scoprire il campo. Dettagli? In qualificazione, fanno la differenza.
Sul tema convocazioni, servirà trasparenza. I dubbi ricorrenti sono sempre gli stessi: stato di forma vs status, minutaggio in club vs valore assoluto, rilancio dei giovani vs tutela delle esperienze. Un metodo chiaro aiuta a reggere il rumore esterno e a portare tutti nella stessa direzione, dai club ai tifosi.
E ora? La FIGC dovrà scegliere profili con esperienza internazionale e capacità di incidere subito. Possibile un traghettatore, ma se c’è una prima scelta pronta, meglio accelerare: identificare un’idea, comunicarla al gruppo e rimettere l’Italia in corsa. Il tempo non è infinito, ma c’è margine per correggere la rotta. Dipende dalla qualità delle decisioni nelle prossime settimane.